La storia della Spiaggia del Relitto
La storia della Spiaggia del Relitto di Zante è sempre stata ricca di contraddizioni e misteri. Il reportage completo e dettagliato di Sotiris Skouloudis pone fine a tutte le voci e pettegolezzi che hanno creato un alone di mistero intorno ad uno dei naufragi più emblematici del mondo. Il reportage è il risultato di molti mesi di ricerca in quattro paesi (Grecia, Italia, Tunisia e Malta). Durante questi mesi sono stati analizzati i dati, le autopsie e le testimonianze dei soggetti coinvolti negli eventi del 1980 che portarono la nave “Panagiotis” al naufragio sulle coste di Zante. Grazie alle testimonianze di 9 membri dell’ equipaggio, di cui 7 greci e 2 italiani si è potuta ricostruire la storia della Spiaggia del Relitto.
La storia
Il 13 settembre 1980 la nave mercantile “Panagiotis”, ancorata a Cefalonia al porto di Argostoli, si prepara a salpare per il porto Pireo di Atene. Ma all’ ultimo minuto il piano cambia. L’armatore e comandante sembrano facciamo un patto sottobanco con la Camorra e la nave salpa per una destinazione a largo della Tunisia per ritirare 1.895 scatole, ognuna contenente 50 pacchetti di di sigarette. Durante il viaggio la nave “Panagiotis” passa attraverso il controllo della guardia costiera italiana al largo di Napoli, ma non viene rilevata nessuna irregolarità. Poco dopo due italiani si imbarcano sulla nave, svolgendo il ruolo di intermediari e controllori, per assicurarsi che il carico dall’Africa raggiunga l’Italia. Raggiunte le coste tunisine la nave Panagiotis ormeggia accanto al battello “San Giorgio” dove trasborda le 1895 scatole. A questo punto il capitano greco , con il pretesto che il prezzo della nave non è stato pagato dai partner italiani, in accordo con l’armatore, prende in ostaggio i due italiani e la nave inizia a dirigersi verso le acque territoriali greche, con destinazione ancora sconosciuta (sembra che in precedenza il capitano abbia cercato di ottenere ulteriori 16.000 dollari dai suoi soci italiani). Secondo la testimonianza di Vartakos, un membro dell’ equipaggio, il carico non sarebbe stato sottratto agli italiani aggiungendo “Siamo tornati in Grecia in attesa che pagassero il biglietto”.
Il naufragio
Il motore mostra dei problemi già durante il viaggio di ritorno e la sera del 1 ottobre la nave “Panagiotis” diventa ingovernabile a largo di Zante. Il tempo è brutto e il vento è forte. La maggior parte dell’ equipaggio dorme all’interno della nave. I venti spingono la “Panagiotis” verso le rocce della ripida baia di Zante. La radio emette un ultimo SOS, prima che le batterie si esauriscono e smetta di funzionare. Quindi viene lanciato in aria un razzo navale, che però non viene visto da nessuno.
La descrizione dei momenti drammatici prima della collisione. “Alle 04:30 del 02/10/1980 mi sono svegliato da un sobbalzo e ho visto che la barca andava a sbattere contro gli scogli. Ho gridato al capitano di calare l’ancora in modo che la nave potesse rimanere in piedi, mi ha risposto di non fare nulla. La barca spinta dal mare si è arenata – prima che si arenasse avevamo gettato in mare due scialuppe di salvataggio”. “Mi sono svegliato poco prima della messa a terra, ecco perché ci siamo salvati. Io e Pilos siamo scesi nella sala macchine e il nostro sforzo ha permesso alla nave di girare di 10° e il risultato è stato che la nave ha evitato gli scogli arenandosi lentamente sulla sabbia”. Si segnala che il cuoco della nave, sebbene avesse ordini contrari, rilasciò in tempo i due italiani rinchiusi, che furono soccorsi insieme agli altri. “Anche loro sono persone” rispose al comandante quando iniziò a maledirlo per questa azione.
Naufraghi a Zante
L’intero equipaggio, fortunato nella sua sfortuna, è su una spiaggia sconosciuta, al buio, ma stanno tutti bene. “Abbiamo preso delle coperte per dormire e il giorno dopo abbiamo scoperto che il carico aveva preso l’acqua. Abbiamo portato a riva 280 stecche di sigarette, che abbiamo coperto con il telone della nave” è la descrizione di quello che è successo il giorno dopo con le prime luci dell’ alba. Tuttavia, il tempo continua ad essere brutto e come è noto, l’accesso a piedi a questa spiaggia è impossibile. I nove uomini rimangono sulla spiaggia e aspettano due giorni interi, non potendo muoversi né via terra, né verso il mare in tempesta con le loro zattere. “Siamo rimasti lì fino al 03/10 di mattina, quando il mare si è calmato e poi siamo partiti con la scialuppa”. Dopo 6 ore di pagaiata, abbiamo raggiunto una baia a nord”. Il capitano in precedenza ordina loro di salvare ciò che resta della stiva della nave che ormai è piena d’acqua e sotto le proteste degli due italiani scaricano 280 casse sulla spiaggia.
La denuncia del naufragio
I 9 uomini, in due “rate” e con le zattere, raggiungono un’altra baia, e da lì il villaggio di Volimes e poi al porto per denunciare l’evento, non potendo ovviamente fare altrimenti. Infatti la notizia del naufragio si è nel frattempo già diffusa. Durante il viaggio in autobus, uno di loro riesce a lanciare il revolver (che non è mai stato ritrovato) dal finestrino in un campo. Va notato che le 280 casse sopravvissute erano rimaste sulla spiaggia senza controllo. La dogana arriva in spiaggia pochi giorni dopo trovandone però solo 28. L’equipaggio riferisce che durante la permanenza in spiaggia avevano notato almeno due barche, a una distanza di 300 metri, che li osservava da lontano. Il resto delle scatole è stato presumibilmente preso dalla gente del posto..
Il resto è noto, nel giro di pochissimi anni questo incidente che poteva lasciare segni irreparabili su una delle baie più belle di Zante ha reso questa baia famosa in tutto il mondo.
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